Partito alla volta di Los Angeles, California, nel giugno 2010, il 28enne chitarrista segratese Dario Forzato sta ormai facendo carriera negli Stati Uniti grazie al suo talento e alla sua incredibile formazione professionale. Negli Usa infatti il musicista del Villaggio Ambrosiano era approdato proprio per frequentare il Musicians Institute, dopo una laurea in musicologia e il diploma al conservatorio ottenuti in Italia. Da allora ha fatto un bel po’ di strada, perché in America, soprattutto per il rock, è tutta un’altra musica.
Dario Forzato durante il concerto di lancio dell’ultimo album al The Roxy Theatre
Come sei arrivato a L.A. e cosa ti ha spinto a restare? «Dopo aver lavorato per cinque anni in Italia, soprattutto dal vivo con la coverband 7s8, con cui ho accompagnato vari artisti televisivi come Platinette e i cantanti di “Amici”, ho realizzato che avevo bisogno di stimoli nuovi che qui non riuscivo a trovare. Sono sempre stato affascinato dal modo di fare musica anglosassone: Londra e L.A. erano le mie due mete ideali, ho optato per la seconda per il clima e per il cinema. Se si lavora sodo qui a Los Angeles gli obiettivi e le opportunità non mancano mai ed è stimolante essere circondati dalla musica, il cinema e la gente che ci lavora».
Parlaci del tuo gruppo, i RapScallions. Da quanto suonate insieme? «I RapScallions sono nati nel 2006 a Hollywood. Li ho raggiunti nel 2010 quando mi sono trasferito e sono l’unico italiano: il cantante Sergio Ochoa è californiano, Chris Clemence (basso) è di New York e il batterista James Forsberg è canadese. Abbiamo registrato due mini album, “RapScallions” (ottobre 2011) e “In My Head”, l’ultimo, uscito il 12 marzo 2013. Il nostro singolo “California Brain” è stato inserito nel videogame “Rocksmith” e ha scalato alcune classifiche californiane nel 2012, le canzoni dell’ultimo album saranno inserite nel videogame “Rockband 3”. Entrambi i dischi sono stati prodotti da Wendy Starland che ha lavorato con Moby, Black Eyed Peas e Lady Gaga».
La copertina del videogioco Rocksmith a cui ha collaborato Forzato
Come sono nate queste collaborazioni, sono frutto di occasioni casuali? «Quando sono arrivato qui non conoscevo nessuno, non sapevo neanche dove avrei dormito la prima notte! Pian piano sono riuscito a costruirmi i miei contatti. A febbraio 2011 attraverso un casting la Ubisoft mi ha scelto come chitarrista per realizzare tutti i video tutorial (per spiegare al concorrente le varie tecniche chitarristiche da utilizzare durante il gioco) contenuti nel videogame “Rocksmith”. È stata un’esperienza fantastica, ho avuto la possibilità di lavorare insieme a professionisti di altissimo livello. Il produttore ha sentito i pezzi dei RapScallions e ha voluto inserirci nel videogame, di fianco a nomi sacri del rock come Rolling Stones, Nirvana».
Com’è fare musica negli Usa, quali e quante possibilità ci sono in più, soprattutto per un gruppo che suona rock? «Fare musica negli Usa è abbastanza diverso. C’è più voglia di fare e scoprire qualcosa di nuovo, da chi crea musica a chi decide di inserirla in una pubblicità o in un tv show. Come RapScallions facciamo un genere misto tra rock e funk, la musica moderna ha un ruolo principale nella loro cultura e storia musicale, li porta ad ascoltare e a creare musica in maniera differente».
Suonate molto nei club dal vivo? «Ci sono miriadi di band e artisti che suonano ogni sera negli altrettanti locali live sparsi per la città. I RapScallions ormai hanno il loro seguito in tutta L.A. e ogni concerto si tramuta in un party con gente pronta a cantare a squarciagola le nostre canzoni. Per l’uscita del nostro disco “In My Head” abbiamo suonato al famoso The Roxy Theatre a Hollywood, con tanto di tappeto rosso!».
Nel cuore del music business, hai mai incontrato, o suonato insieme a qualche rockstar che vive lì? «In giro per la città e per party ho incontrato e conosciuto molti personaggi del cinema, della tv e della musica. Tra i tanti musicisti mi ricordo Stevie Wonder, Dave Navarro (Red Hot Chili Peppers, Jane’s Addiction), James Valentine (Maroon 5)… Ho avuto anche l’onore di aprire i concerti di Sheryl Crow e Jack White in Michigan».
Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali? «Ho influenze varie, da Led Zeppelin e Red Hot Chili Peppers, a Sting e Massive Attack passando per le colonne sonore di Hans Zimmer e John Powell. Mi piacerebbe suonare con un sacco di musicisti, anche se lavorare su una colonna sonora dei due compositori sopra citati sarebbe un vero sogno».
Si parla tanto di fuga dei cervelli “scientifici”… Ma tu torneresti in Italia? Pensi che qui avresti le stesse possibilità di carriera? «Purtroppo non mi vedo tornare in Italia a breve, soprattutto per quanto riguarda la carriera. Da poco ho cominciato a lavorare con Cassette Recordings che fa musiche per pubblicità, film, tv, trailer e documentari. È quello il mondo che vorrei esplorare, oltre all’attività con i RapScallions, e non c’è posto migliore di qui per farlo».
Cosa rimpiangi dell’Italia e cosa no? «Qui si lavora molto, c’è tanto da fare però a differenza di città come Milano ci si riesce a prendere il proprio tempo, si può andare in spiaggia tutto l’anno o godersi il sole senza dover necessariamente aspettare quelle due settimane per “staccare” dai ritmi frenetici della città. C’è tutto quello che veramente mi interessa, a parte lo stracchino! La cosa che mi manca dell’Italia sono la famiglia e gli amici di vecchia data».