Tutto pronto anche a Segrate per le celebrazioni del 69° anniversario della Liberazione, venerdì 25 Aprile. L’appuntamento per tutti i cittadini è alle ore 10.30 davanti al Cimitero di Segrate, dove si trovano la lapide ai Caduti e la tomba del partigiano segratese Arcide Cristei. Alle 11.15 il corteo si sposterà al Monumento ai Caduti dove interverranno le autorità cittadine, seguito da un rinfresco organizzato da ANPI Segrate.
Pubblichiamo un ricordo del partigiano segratese Arcide Cristei, scomparso a soli 19 anni ucciso da un gruppo di fascisti durante un’imboscata nel 1944. “Sarebbe bello far conoscere ai segratesi, che lo associano purtroppo solo al nome di una via, la storia di questo ragazzo morto partigiano a soli 19 anni”, ci scrisse nel 2011 Carla Cristei, cugina di Arcide. Già pubblicato il 13 aprile 2011 sul nostro giornale, riproponiamo sul web il racconto in occasione delle celebrazioni per il 25 Aprile.
Arcide Cristei nasce a Segrate il 9 gennaio 1925. Il papà si chiama Luigi Cristei, la mamma Ida Bonizzi. E’ figlio unico, ma ha la compagnia di numerosi cugini sia da parte del papà che della mamma. E’ un ragazzo semplice, tranquillo e con la voglia di vivere tipica della sua età. E’ magro, con i capelli scuri e gli occhi grandi dallo sguardo dolce. La sua è una famiglia modesta, come ce ne sono tante in quel periodo, che lavora onestamente per vivere una vita semplice ma dignitosa. Dopo alcuni anni la famiglia si trasferisce a Milano, in Viale Abruzzi 16, dove per vivere si lavora in fabbrica. Il ragazzo fa comunque un continuo avanti/indietro in bicicletta tra Milano e Segrate, destinazione cascine Catenaccio e Bettolino, dove abitano la maggior parte dei parenti, per mantenere il buon rapporto che ha con loro.
Scoppia la seconda guerra mondiale. Agli inizi del 1944 il giovane Arcide, come tantissimi ragazzi della sua età, non vuole combattere al fianco dei tedeschi e dei fascisti. Per disertare le ripetute chiamate alle armi del regime fascista si fugge sui monti. Arcide va in Val Taleggio e si aggrega alla 86° Brigata Giorgio Issel. Questa brigata si forma nel 1944 proprio in Val Taleggio, che è una valle laterale della Val Brembana. La sede di comando è ai Piani di Arvataggio. La brigata ha una vita tormentata, poco organizzata, poche armi e scarse munizioni. Le iniziative militari sono scarse e isolate, tranne qualche azione di disturbo contro i tedeschi: infatti nell’inverno dello stesso anno viene sciolta per confluire nel Raggruppamento Garibaldi Lombardia. Sui monti il problema principale non è costituito dal vestiario o dal cibo: le popolazioni del luogo sono vicine ai partigiani.
Il partigiano segratese Arcide Cristei, ucciso nel 1944, a soli 19 anni, durante un’imboscata fascista
Arcide è tra i più giovani componenti della brigata, che è formata da circa 40/50 partigiani; proprio per questo gli vengono affidati incarichi che non comportano rischi. È ben voluto dal gruppo, ma anche dalla gente della valle con cui è in contatto soprattutto per la raccolta dei viveri. Si presenta a loro disarmato, dice: “non spareranno, io ho solo del formaggio”. Durante una discussione tra alcuni partigiani del gruppo, causata dalla mancanza di armi e denaro, uno di loro afferma che questi due elementi sono essenziali per cominciare la lotta con i giovani che ti stanno a fianco. Un dirigente partigiano ribatte di non aver sentito una pretesa più assurda di questa, che denota una assenza completa della percezione del carattere della loro lotta e dei loro combattenti. Una discussione vivace a cui partecipa anche Arcide, che afferma che il loro non è un esercito regolare ma un esercito partigiano, il quale ha come insegna principale sulla sua bandiera di lotta queste parole: “La lotta partigiana alimenta la lotta partigiana”; ciò significa che il partigiano deve vivere con ciò che riesce a strappare al nemico e soprattutto della lotta contro il nemico. Quando gli altri vengono a conoscenza della discussione, Arcide viene elogiato per le sue parole.
Finalmente una buona notizia: il 16 agosto per rafforzare la brigata si congiungono ad essa dei partigiani esperti, in arrivo da Milano, che hanno operato nei GAP del capoluogo lombardo. Ma il loro arrivo avviene sotto cattivi auspici: infatti quello stesso giorno Arcide viene incaricato di recarsi nelle baite vicine, assieme ad altri due compagni, per comprare formaggi e viveri dai pastori. Mentre fanno ritorno con i viveri, scendendo dal Rifugio Castelli verso Vedeseta/Pizzino, vengono intercettati da un gruppo di fascisti mascherati da partigiani; l’imboscata avviene senza via di scampo con ripetute raffiche di mitra che provocano il ferimento di Gino e Bela e la morte di Arcide, che è disarmato. Ha solo 19 anni. Il gruppo partigiano è lontano dal luogo dello scontro e non può intervenire tempestivamente. Al suo arrivo sul luogo dell’imboscata trovano i giovani partigiani a terra, soccorrono i feriti e portano via il corpo di Arcide. Un partigiano di Milano dice: “ma non aveva armi!”. Probabilmente non le ha mai usate, possiamo pensare che nella sua incoscienza giovanile, nella sua voglia di libertà le armi non erano necessarie.
Viene sospettato dell’omicidio un certo Allegretti che, partigiano all’inizio della lotta, torna poi a Bergamo e si arruola nella Brigata Nera Resmini, una delle peggiori brigate fasciste dell’epoca. I partigiani lo credono ancora schierato al loro fianco, anche perché a periodi torna tra loro nei nascondigli sui monti. La sua presenza nei giorni comprendenti la data della morte di Arcide e la scoperta del tradimento dell’Allegretti fanno sì che venga accusato di quel gesto. Purtroppo però in mancanza di prove certe e di testimoni, non è possibile farlo nemmeno processare e quindi condannare. Il corpo di Arcide viene dopo alcuni giorni restituito alla famiglia. L’ultimo saluto viene dato nella chiesetta di San Vittore a Rovagnasco. Poi la sepoltura nel cimitero di Segrate. Dopo circa un anno il papà muore di crepacuore.
La tomba si trova, entrando dal vecchio ingresso del cimitero, sulla destra della chiesetta di San Rocco, nella fila proprio rasente il muro di cinta. Arcide è stato un giovane eroe, un eroe moderno, un eroe dei nostri tempi, con una gran voglia di vivere in libertà per sé e per il suo Paese.
Carla Cristei