Segrate piange un’Ape d’Oro, un navigatore, un benefattore, un uomo coraggioso. È scomparso Manfred Marktel, 73 anni, insignito della benemerenza civica nella cerimonia che si è svolta a maggio 2014 al centro civico Verdi: in quell’occasione furono la figlia Sara e la moglie Piera a ritirare il premio al posto suo, perché la sua salute cominciava già a non essere più tanto salda.
Manfred Marktel, 73 anni, scomparso in seguito a una lunga malattia
Di origine austriaca ma residente a Milano 2 da moltissimi anni, ingegnere meccanico ed ex dirigente d’azienda con la passione delle traversate in solitaria in barca, Marktel ha percorso oltre 150mila miglia navigando e ha scritto diversi libri: dell’ultimo, dal titolo “Maus, il solitario nelle acque antartiche della South Georgia” (edizioni Il Frangente) aveva deciso di devolvere gran parte del ricavato alla ricerca contro la leucemia. In particolare, al C.R.C.L., il Comitato per la Ricerca Contro le Leucemie onlus (www.ricercacontroleucemie.org) fondato dal segratese Massimo Santicchi (un’altra Ape d’Oro, guarito grazie a una cura sperimentale) con la madre Gabriella per raccogliere fondi per borse di studio destinate ai ricercatori. Il Comitato ha ricordato così Marktel: “Manfred è stata quella goccia nell’oceano che se non ci fosse stata, all’oceano sarebbe mancata. Grazie per il sostegno e la presenza nella nostra battaglia. Con grande riconoscenza i membri del Comitato per la ricerca contro le leucemie”.
Una malattia, la leucemia, che Marktel purtroppo conosceva molto bene: non solo perché gli portò via la madre, ma anche perché lui stesso si ammalò, di una forma fulminante, nel 2010. E che sembrava aver sconfitto con successo ma, alla fine, se l’è portato via. Profondo cordoglio è stato espresso anche dal sindaco Adriano Alessandrini e dall’Amministrazione comunale che, si legge in una nota diffusa dal Comune, “sono vicini con affetto ai familiari in questo momento di dolore, ricordando con stima e gratitudine il grande uomo e il suo spirito instancabile e determinato che, con generosità e dedizione straordinarie nonostante la malattia, ha messo al servizio del prossimo la propria storia e testimonianza di vita per sostenere iniziative di prevenzione e ricerca. Un esempio encomiabile per tutti di solidarietà e di amore. Per volontà sua e della famiglia, è stato chiesto di devolvere in sua memoria offerte a favore del Comitato per la Ricerca Contro le Leucemie”.
Marktel in visita in uno dei tanti Paesi raggiunto con le sue traversate marine in solitaria
Eppure, tra terapia e riabilitazione, Marktel stava programmando di tornare in mare per un’altra traversata, come aveva raccontato nell’intervista rilasciata a Segrate Oggi il 9 aprile 2014 in cui raccontava in prima persona anche dei momenti drammatici vissuti a causa della malattia. Ne riportiamo di seguito uno stralcio:
“Il calvario di Marktel è iniziato nel novembre del 2010 a Salvador de Bahia in Brasile, uno dei suoi tradizionali approdi per le traversate atlantiche. «Stavo andando a prendere il mio Maus, guscio in acciaio di 11 metri già cambusato per l’ennesima avventura – ricorda – quando scendendo dall’aereo mi sono sentito quasi paralizzato, incapace di muovermi per improvvisi dolori alle anche e alle ginocchia. Ho passato ore tribolate. Mia figlia Sara, responsabile del day hospital del reparto di Ematologia del San Raffaele, consultato il professor Fabio Ciceri (direttore del reparto) e intuendo quello che mi stava capitando, ha organizzato il mio immediato rientro a Milano dove sono stato ricoverato. Leucemia di tipo aggressivo, hanno diagnosticato i medici, forse di origine genetica perché anche mia mamma Amelia aveva avuto questa malattia. Una forma fulminante che l’ha portata alla morte nel giro di cinquanta giorni».
Marktel a bordo della sua barca, “Maus”
Per fortuna Manfred, che due mesi prima della scoperta aveva come al solito donato il sangue, è stato più fortunato. Nel maggio del 2010 ha subito il trapianto del midollo osseo donato da un tedesco di Dresda, restando poi per sette mesi in una camera asettica («Assistito e curato con toccante dedizione da medici e infermieri, veri santi ed eroi in terra») bombardato di medicinali che l’hanno guarito lasciandogli però noiose complicazioni lunghe da risolvere. «Mi è capitato di tutto – dice Manfred – ho subito interventi un po’ dappertutto, ma per fortuna sono qui a raccontarlo e a pensare al futuro. Sto rinascendo grazie all’aiuto della mia famiglia e alla vicinanza degli amici. Non ci fosse stata mia figlia Sara sarei già morto. Invece, toccando ferro, sto programmando un’altra traversata. Ho già acquistato la nuova barca da una coppia di tedeschi perché la precedente l’avevo venduta, anzi regalata, per non pensarci, per non tormentarmi. Psicologicamente ero distrutto. Salperò da Savona. Ce la devo fare, è impossibile che non ce la faccia. Stare per settimane solo tra mare e cielo è la mia vita. Il silenzio, il nulla mi riempie lo spirito. Guardare la natura, il volo, le acrobazie degli uccelli nel vento, il via vai dei pesci, il fascino di certe isole incontaminate mi fa riflettere. Osservare di notte per ore dal mio pozzetto le notti stellate mi incanta, mi paralizza. Questa, mi sono sempre detto, è la prova che l’universo non può essere frutto del caso, scaturito dal Big Bang; uno spettacolo di questo genere deve avere un geniale regista, una mente superiore, vale a dire Dio. Nel quale io credo fermamente e al quale mi sono sempre rivolto».”